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Bagnanti

Daniele Vita – Bagnanti

Catania è una città con un’alta percentuale di persone colpite da povertà ed esclusione sociale, la maggior parte delle quali vive nei quartieri disagiati chiamati “quatteri”. La vita vera inizia presto, i tassi di scolarizzazione sono molto bassi, i bambini sono costretti a crescere in fretta. Si dedicano spesso ad attività illegali come il furto o lo spaccio di droga per mantenere la madre e i fratelli minori quando il padre è stato “attaccato” (arrestato). Nei contesti sociali più ricchi questi ragazzi vengono chiamati “mammoriani”. Il termine deriva dall’espressione “mammoriri mo mà” (che mia madre possa morire), utilizzata come forma di giuramento che fa ben comprendere il forte legame con il membro della famiglia considerato più sacro: la madre. La famiglia è il primo nucleo sociale, con regole e ruoli molto chiari e da rispettare anche nelle scelte che riguardano la propria vita, in un legame indissolubile di devozione e rispetto. Questo tipo di “rispetto” coincide con una cultura mafiosa ancora oggi molto diffusa. I primi passi per entrare nella società iniziano con le attività criminali da bambini, per poi alternarsi tra carcere e libertà una volta cresciuti. In estate, molti ragazzi dei quartieri più poveri di Catania passano le giornate sugli scogli: a San Giovanni Licuti, a La testa del leone e al campo da basket. Daniele Vita ha seguito un gruppo di 10 ragazzi dagli 11 ai 15 anni, un’età importante e cruciale, dove provano molte cose per la prima volta, come i primi baci, la scoperta del sesso, le prime sigarette o spinelli. Molti di questi ragazzi hanno già un passato travagliato o vivono il loro presente in un modo che non rispecchia affatto la loro giovane età. Il fotografo li ha ritratti tra le rocce, mentre sembrava quasi di poter intravedere momenti della loro infanzia. Ha voluto raccontarli con semplicità durante alcuni attimi di spensieratezza vissuti in libertà in quanto ha sentito molta energia nel loro spirito e un bisogno impellente di recuperare il tempo perduto.

L’estate del 2020 sarà ricordata in Italia come l’illusione della scomparsa del Covid 19. Questi ragazzi avevano un enorme bisogno di recuperare i 56 giorni di isolamento che li hanno visti privati di relazioni interpersonali.

BIOGRAFIA

Daniele Vita nasce a Vetralla nel 1975.
Interrompe gli studi di sociologia e antropologia per dedicarsi pienamente alla fotografia. Complici gli studi antropologici, manifesta sin da subito l’interesse verso la vita quotidiana degli esseri umani.
La sua esperienza fotografica si sviluppa preminentemente e si consolida nel tempo attraverso viaggi di reportage sociale in diversi paesi (tra cui Ecuador, Bulgaria, Algeria e area del Maghreb, ma anche alcune zone del Sud Italia). La sua straordinaria sensibilità alle tematiche sociali più serie riscontrate in questi paesi si unisce ad una capacità particolare di raccogliere nel mondo quotidiano espressioni spontanee di umanità, scampoli di esistenze segnate da un destino non semplice, prospettive non scontate di giovani vite in divenire.  Questa grande capacità di vestirsi di quei mondi con semplicità, rispetto e trasparenza è favorita da soggiorni di convivenza più o meno lunghi nelle terre e nei nuclei familiari di cui ci racconta.
Di tali esperienze riesce a offrire testimonianza collaborando con diverse riviste di settore Italiane (Foto Cult, Progresso Fotografico e altre ancora), che lo segnalano per servizi fotografici e reportage prevalentemente a sfondo sociale.
Il primo lavoro retribuito è la documentazione di uno spettacolo teatrale nel carcere femminile di Rebibbia. Per diversi anni documenta il teatro, da quello sociale nei penitenziari, a quello per i diversamente abili, fino a quello classico contemporaneo.
Daniele Vita collabora nel corso degli anni (attraverso progetti fotografici diversi) con Unhcr, Anci, Arci, Fratelli Alinari, De Agostini e il Comune di Roma.
Collabora tuttora con numerose Cooperative sociali e Associazioni (tra cui Coop Alice Lazio e Fondazione Exodus) documentandone fotograficamente le attività e lavorando a progetti speciali realizzati in seno alle stesse Associazioni.

Per due anni consecutivi è stato finalista al premio Hystrio Occhi di Scena.

Nel 2005 documenta per il Comune di Roma la vita quotidiana dei migranti nella capitale, ne nasce una mostra alla Sala Santa Rita di Roma e una pubblicazione dal titolo “A sogni aperti”. Nel 2007 una selezione di queste immagini viene ospitata presso San Pietro Scheraggio agli Uffizi di Firenze per i Fratelli Alinari.

Nel 2008 vince il premio al Toscana Foto Festival con il lavoro “Morale della Favola” una ricerca della Resistenza nella Tuscia. Nel 2009 con lo stesso lavoro è finalista al premio Kiwanis, Portfolio Italia ed espone al Cifa a Bibbiena, sempre lo stesso anno vince il premio Sud Est ed espone al Fotografia-Festival Internazionale di Roma.

Nel 2009 e 2010 è finalista al premio Occhi di Scena e nel 2011.
Nel 2011 è finalista al Premio Unicef Poy con “Cojimies”, un racconto sulla vita quotidiana di un piccolo villaggio in Ecuador ed espone al Mia, Milano Image Art Fair con “Il circo Harryson”.

Nel 2012 viene invitato a una collettiva “Sguardi di un paese in crisi” a Citerna Fotografia e vince la borsa di studio Giovanni Tedde proproi con il lavoro “Cojimies”.
Nel 2014 vince il premio Castelnuovo Fotografia con il progetto “Borders #0”, un progetto paesaggistico sull’isola di Lampedusa, che viene esposto l’anno successivo sempre a Castelnuovo Fotografia.
Nel 2015 espone nella collettiva “Rovine”, la forza delle rovine a Palazzo Altemps, accanto a maestri della fotografia internazionale.

Nel 2017 partecipa a una collettiva dal nome “Feeling Home, Sentirsi a casa” presso al Fabbrica del Vapore a Milano, progetto itinerante con il quale espone anche a Voghera (PV) nello stesso anno e a Corigliano Calabro (CS)  nel 2019.
Nel 2018 è invitato al Med Photo Fest, esponendo il lavoro “Suleymaniye Otopark”, che racconta la vita di profughi siriani nei pressi della moschea di Suleymaniye a Istanbul, lo stesso lavoro diviene un libro dal titolo “Estremo Umano” edito da La Camera Verde.
Nel 2019 vince il premio “Crediamo ai tuoi occhi” con il lavoro la Settimana Santa in Sicilia e pubblica il libro con lo stesso titolo (edizione Fiaf). Nello stesso anno vince il premio “1801 passaggi del Mavi” e riceve una menzione d’onore al Unicef Poy 2019.

Tra le sue esposizioni personali e collettive, si ricordano inoltre le mostre presso la Sala Santa Rita a Roma (2006), a San Pier Scheraggio presso gli Uffizi (Firenze) per i fratelli Alinari  (2007), al Fotografia-Festival internazionale di Roma (2008), al Toscana Foto Festival (2010 e a Castelnuovo di Porto Fotografia nel 2015.

Attualmente vive a Catania dove porta avanti ricerche a lungo termine nella regione siciliana.

 

PUBBLICAZIONI

2009    “Morale della favola”, raccontare la Resistenza oggi – Ed. Purple Press (Roma)

2009   “Che qualcuno ascolti che qualcuno sia” – Ed. Editoria e spettacolo (Roma)